Buon 25 aprile reloaded

lunedì 25 aprile 2011

Ripropongo il posto dello scorso anno, ci sta sempre bene.
W la liberazione!

« Una mattina mi son svegliato,
o bella, ciao! bella, ciao! bella, ciao, ciao, ciao!
Una mattina mi son svegliato
e ho trovato l'invasor.

O partigiano, portami via,
o bella, ciao! bella, ciao! bella, ciao, ciao, ciao!
O partigiano, portami via,
ché mi sento di morir.

E se io muoio da partigiano,
o bella, ciao! bella, ciao! bella, ciao, ciao, ciao!
E se io muoio da partigiano,
tu mi devi seppellir.

E seppellire lassù in montagna,
o bella, ciao! bella, ciao! bella, ciao, ciao, ciao!
E seppellire lassù in montagna
sotto l'ombra di un bel fior.

E le genti che passeranno
o bella, ciao! bella, ciao! bella, ciao, ciao, ciao!
E le genti che passeranno
Mi diranno «Che bel fior!»

«È questo il fiore del partigiano»,
o bella, ciao! bella, ciao! bella, ciao, ciao, ciao!
«È questo il fiore del partigiano
morto per la libertà!» »

Restiamo umani

sabato 16 aprile 2011



Non voglio scrivere niente di mio sulla morte di Vittorio Arrigoni, ma penso che sia giusto che questo spazio, anche se insignificante rispetto ai numeri della rete, faccia eco alle parole di una persona che è stata uccisa per aver creduto nelle sue idee.

Restiamo umani

Quando Berta filava

mercoledì 13 aprile 2011




Continua il mio viaggio dietro il gomitolo e questa volta ci ho messo le zampe in prima persona. Grazie all'organizzazione di Donna e a Deborah Gray, esperta e pazientissima insegnante, sono riuscita a farmi un'idea di come nasceva il filo di lana fino a non molto tempo fa, in modo artigianale, dal vello sucido. Il corso si è tenuto lo scorso weekend a Lucca e replicherà il prossimo.
Il vello in questione era appartenuto a una pecora Sopravissana, allevata in Abruzzo e, come potete vedere nelle foto era abbastanza sporco. La prima cosa che mi ha colpito è la forma del vello, rimane intero, ed è grande, più di quanto credessi.

In fondo non è passato molto tempo. Ieri mia nonna mi ha detto che sua sorella, durante la seconda guerra mondiale, filava la lana dei materassi per produrre indumenti per la famiglia. Mio suocero ha una foto in cui una donna della sua famiglia si dà da fare col filatoio nel cortile di casa.
Non è passato molto tempo, ma abbiamo perso il contatto con le cose che usiamo, con i materiali, abbiamo perso saperi e abilità e proprio per recuperare un minimo di consapevolezza ho deciso di provare a imparare a filare la lana e, più o meno, ci sono riuscita. Ho pettinato i fiocchi di lana, privandoli delle impurità (ma non ho avuto il coraggio di provare a cardare, ci vuole troppa coordinazione), ho usato un fuso e ho prodotto una specie di filato a due capi (quello tutto bozzoluto della foto) con cui, assistita da Deborah, ho fatto una mini matassa utilizzando l'aspo.

Si può fare, non è facile, ma si può fare e il momento in cui si sente la fifbra diventare filo, nel modo giusto, tra le dita è quasi magico.

A margine, se non lo avete ancora fatto, visitate Lucca, è una città bellissima e vivibile, con una piazza tra le più caratteristiche d'Italia (piazza dell'anfiteatro), un patrimonio architettonico straordinario e una cinta muraria unica nel suo genere, 4,5 chilometri percorribili a piedi o in bicicletta, con parchi prati e bellissimi alberi.