La maglia alla guerra

sabato 4 ottobre 2014

Alcuni giorni fa ho visitato, quasi in extremis, perché chiuderà i battenti il 5 ottobre, una mostra di fotografie di Robert Capa, qui a Genova, a Palazzo Ducale. Robert Capa (Il suo vero nome era Endre Friedmann), fotografo Ungherese di indiscutibile fama e talento, si occupava di fotogiornalismo, ed era un reporter dal fronte, dai tempi della guerra civile in Spagna (dove perse la vita sua moglie, la fotografa Gerda Taro) alla prima guerra d'Indocina, durante la quale morì, saltando su una mina, nel 1954.

Le foto esposte erano quelle che Capa scattò in Italia, durante la Seconda Guerra Mondiale. Il mio stupore cresceva, una foto dopo l'altra, per l'incredibile capacità dell'autore di cogliere situazioni buffe, inquadrandole magistralmente, al volo e con mezzi decisamente meno versatili di quelli a nostra disposizione,  di ritrarre volti e situazioni piene di dolore e drammaticità con grazia e poesia, vedere le foto in grande formato è molto diverso da sfogliare libri e cataloghi, ma la sorpresa mi aspettava proprio in fondo alla mostra. Una foto particolare: due donne, autiste delle ambulanze francesi, si rilassano lavorando a maglia, una con un gioco di ferri, l'altra con i ferri dritti, in attesa di essere chiamate per il loro turno, sotto le bombe. Erano a Cassino, nel 1944. Chissà se hanno potuto finire i loro lavori, se sono tornate a casa.



Capa diceva che, se le foto non sono abbastanza buone, significa che non sei abbastanza vicino. Cerco sempre di ricordarmene, perché è vero, e non solo in termini di metri.

Se amate la fotografia, vi consiglio il libro Leggermente fuori fuoco (ed. Contrasto), con testi e foto di Robert Capa. ci sono molte foto della mostra (non questa, però) e gran parte della sua vita di fotografo al fronte.

16 commenti:

  1. "Capa diceva che, se le foto non sono abbastanza buone, significa che non sei abbastanza vicino. Cerco sempre di ricordarmene, perché è vero, e non solo in termini di metri". Quanta verità.

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  2. Bellissimo questo post, grazie, molto interessante!
    Mi segno subito il titolo del libro.

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  3. Brava Orsa, anche tu mi stupisci per questi interessanti post :D

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  4. Ciao, ogni tanto ,spesso visito il tuo blog che trovo molto bello compreso questo post con le due crocerossine francesi che sferruzzano a Cassino (dalle mie parti) Devo dirti che mi è rimasta la frase che hai scritto nel post precedente " passo la maggior parte del mio tempo con i gomitoli quando non faccio l'altro lavoro". Perché mi ci sono riconosciuta......un saluto

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    1. Ciao Franca Rita, mi sa che quella è una cosa in cui ci riconosciamo in tante ;-) Grazie per la visita e per l'apprezzamento!

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  5. Buonasera, girando ho trovato il tuo blog. Vorrei invitarti a visitare il mio:
    http://alsiva-alsiva-alsiva.blogspot.it/
    E' da un pò che non lo aggiorno e per rivitalizzarlo ho organizzato un Giveaway, se ti va di partecipare nel blog ci sono le regole. Grazie per l'attenzione. E complimenti per i lavori.
    ALSIVA
    P.S.Grandissime queste mie colleghe.

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  6. la capacità di questa coppia (purtroppo la Taro è assai meno conosciuta del compagno, pensare che all'inizio entrambi usavano il nome Robert Capa) è stata quella di riuscire a trasmettere la storia anche attraverso un solo scatto

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    1. Già, è vero! Me ne ero dimenticata, ed è verissimo anche quello che dici dopo: la storia in uno scatto, ogni foto un racconto vivo e interessante.

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  7. Oltre alla tecnica che c'è dietro ogni fotografia, mi affascina quel pezzetto di vita che riesce a fissare, insieme a tutte le riflessioni che ne scaturiscono. Chissà cosa ne è stato di quelle ragazze, chissà se lavorare a maglia riusciva a distrarle per un attimo dagli orrori della guerra.

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    1. Sarebbe bello poter catturare un po' di vita vera negli scatti, altro che certi selfie con la bocca a c... di gallina. :- )

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