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Lana e colori, la maglia Fair Isle

lunedì 15 febbraio 2016

Sabato 12 marzo, dalle 10.00 alle 18.00 (con pausa per il pranzo), presso l'associazione Fili Trame e Colori, a Genova, ci sarà un nuovo workshop ursino. Il laboratorio sarà un breve viaggio sulla piccola Fair Isle, un'isola dell'arcipelago delle Shetland, fra la Scozia e la Norvegia. Dopo una breve introduzione alla storia dello stile omonimo, sui colori e sui suoi disegni tipici, affronteremo l'argomento tecnico, la lavorazione stranded a più colori, e  avvieremo un piccolo progetto, uno scaldacollo caldissimo e divertente, con un motivo a cuori. I filati per il workshop saranno forniti in kit di diversi colori della tipica lana Shetland (Jamieson's Spindrift), adatta a queste lavorazioni, i ferri necessari (che ogni partecipante dovrà portare) sono i circolari da 3,00 mm (o 3,50 a seconda della vostra mano), con cavo da 40 cm (l'ideale), o da 80 (se preferite usare la tecnica del magic loop e la padroneggiate), oppure un gioco di ferri.

Per affrontare il corso occorre saper lavorare in tondo senza problemi, per concentrarsi a pieno sull'apprendimento della lavorazione a più colori, che richiederà tutta l'attenzione possibile.

Il filato che useremo è questa splendida lana Shetland, che non punge, fidatevi dell'orso (una volta lavata è morbida e piacevole), in una varietà di colori selezionati da noi, per darvi la possibilità di sbizzarrirvi e di far gioire gli occhi.

Il costo del laboratorio è di 45 euro e comprende il kit di filati che useremo (3 gomitoli del filato ritratto qui sotto). Per partecipare occorre prenotare la propria iscrizione contattando me (aknittingbear@gmail.com) o le Lanivendole (filitrameecolori@gmail.com), i posti sono limitati, sia per potervi seguire meglio, sia perché abbiamo a disposizione un certo numero di kit.



Il filato visto da vicino e un'anteprima del  lavoro

Le Lanivendole ed io vi aspettiamo per una giornata piacevole e interessante, all'insegna del colore e della maglia.

Alla ricerca del freddo

domenica 6 settembre 2015


Devo aver già detto da qualche parte che preferisco il freddo. Per questo e per altri motivi, a volte, i viaggi ursini si svolgono in località non troppo assolate durante l'estate (i 40° di Lecce lo scorso anno mi basteranno per un po' di vacanze future). Quest'anno, per festeggiare i 10 anni di matrimonio, il coniuge plantigrado ed io abbiamo scelto una meta che ci stava a cuore: le isole Orcadi. L'arcipelago, a nord della Scozia, si trova a una latitudine di poco inferiore a quella di Stoccolma (abbiamo verificato, è stato il nostro viaggio più a nord di sempre) e la temperatura lì è piuttosto fresca, abbiamo avuto anche 9° C!



Il clima non è il dato più interessante, almeno non in questa sede. Alle Orcadi la lana si trova praticamente in tutti i negozi di souvenir (che sono moltissimi, rispetto al numero di negozi totali, confermando l'importanza del turismo per l'economia di queste isole) e la lana più autentica che potrete trovare alle isole Orcadi proviene da pecore che si trovano praticamente solo qui: le pecore di North Ronaldsay, Ronnies per gli amici.


Purtroppo non sono riuscita ad andare a trovarle, perché si trovano sull'isola più settentrionale dell'arcipelago e il viaggio in traghetto sarebbe stato troppo lungo, ma mi sono informata su di loro e ho acquistato un libro che ne racconta la storia e le caratteristiche: A North Ronaldsay Yarn di Elizabeth Lovick. Questi animali, forse grazie alla segregazione geografica, sono rimasti molto simili ai loro progenitori, le pecore che abitavano queste isole nel 3000 a.C, e praticamente identici a quelli dell'età del ferro. La loro particolarità più sorprendente, oltre al fatto che sono piuttosto selvatiche e che somigliano molto alle capre, è la loro dieta. Si nutrono di alghe per gran parte dell'anno e vivono sempre sulla spiaggia. Soltanto durante la stagione in cui partoriscono e svezzano gli agnelli vengono portate nei pascoli (che sono separati dalla spiaggia da muretti di pietra).  La loro lana è bellissima e rustica, ma morbida. Ne ho comprato una matassa soltanto (oltre a qualche gomitolo di lana Shetland per un progetto Fair Isle che ho in mente), perché viaggiamo leggeri e non potevo appesantire troppo il bagaglio a mano, ma, in caso di estrema necessità potò trovarla online a questo indirizzo: A Yarn From North Ronaldsay

Il bottino


L'allevamento degli animali qui è una risorsa fondamentale, non voglio soffermarmi troppo sull'argomento (per me doloroso), ma voglio mostrarvi la foto di una pecora che si stava divertendo un mondo.

Agnello che si gratta la schiena nell'erba- Kirkwall
 
Ci sono anche animali selvatici da avvistare, soprattutto foche e uccelli marini (ne abbiamo visti a bizzeffe), ma anche i più comuni conigli selvatici e lepri brune, che, nella loro semplicità, ci hanno regalato scene come questa.



Conigli selvatici a Mawrick Head


 E poi paesaggi mozzafiato, altissime scogliere di roccia rossa e spiagge argentate che potrebbero sembrare tropicali, se non servisse la giacca a vento per visitarle.

Le spiagge bianche di Sanday e l'erica di Hoy


Le scogliere di Hoy, con la nebbia

Il viaggio è stato interessante ed emozionante, perfetto per fare il pieno di energia, di bellezza e di idee per un autunno e un inverno produttivi, ma ora è il momento di tornare al lavoro.

A presto!



Com'è andata a finire

domenica 1 dicembre 2013

Orso - Cardigan: 2-0

Ho aspettato una giornata di sole, speciale in questo inizio dicembre, per portare Ale nel bosco dietro casa a fare qualche scatto che testimoni l'epico risultato del match Orso contro Cardigan. La vittoria, sudata quanto mai prima d'ora, è stata schiacciante.

Il prossimo incontro vedrà l'orso opposto al ben più temibile avversario Pattern, ma, dice il nostro campione: "...intanto ci godiamo il risultato e ci ricarichiamo in vista del prossimo impegno".

E siccome il freddo insiste

giovedì 28 marzo 2013

... mi sembra giusto fare un po' di calzini molto caldi. Sapete com'è, noi orsi siamo dotati di un grande spirito di adattamento. Se poi aggiungiamo una discreta scorta di gomitoli di Pura Lana Ecologica Sesia avanzati dai tanti maglioni che ho fatto con questo filato per me ottimo, la ricetta è pronta, calzini invernali, belli spessi (il filato è un aran 10 ply), caldissimi e con un piccolo motivo decorativo, semplice, ma d'effetto e, soprattutto, utilissimo per rendere interessante la necessità di utilizzare più colori, in caso di smaltimento avanzi!

Questo è il risultato

calzini stracciatella ©annalisa dione per CM198 2013
Il pattern, toe up, è stato creato per il mio primo mini workshop sul tema dei calzini e sarà disponibile dopo le vacanze di Pasqua.

Susa e la lana tinta a mano

martedì 2 agosto 2011


Non ricordo con precisione chi me l'abbia fatto conoscere, forse l'amica Filly, ma alcuni mesi fa ho scoperto il blog di Susa, Glasperlen un wollshop, un'abile artigiana tedesca, che fa bellissime perle di vetro, ma, soprattutto, tinge la lana con un gusto e un'abilità incredibili, a mio avviso.

Dopo aver meditato a lungo, ho acquistato la mia prima matassa, 100 grammi di Filisilk Zitron nel colore Meeresrauschen. Credo che prima o poi tornerò sul luogo del delitto... drogata!

Ora non mi resta che farne un gomitolo e, prima o poi, inventarmi qualcosa di speciale per utilizzarla. Dal momento che si tratta di un filato lace (100 gr. 600 m.), 70% merino, 30% seta, credo che il progetto più adatto potrebbe essere uno scialle o una stola. Ci penserò.

Quando Berta filava

mercoledì 13 aprile 2011




Continua il mio viaggio dietro il gomitolo e questa volta ci ho messo le zampe in prima persona. Grazie all'organizzazione di Donna e a Deborah Gray, esperta e pazientissima insegnante, sono riuscita a farmi un'idea di come nasceva il filo di lana fino a non molto tempo fa, in modo artigianale, dal vello sucido. Il corso si è tenuto lo scorso weekend a Lucca e replicherà il prossimo.
Il vello in questione era appartenuto a una pecora Sopravissana, allevata in Abruzzo e, come potete vedere nelle foto era abbastanza sporco. La prima cosa che mi ha colpito è la forma del vello, rimane intero, ed è grande, più di quanto credessi.

In fondo non è passato molto tempo. Ieri mia nonna mi ha detto che sua sorella, durante la seconda guerra mondiale, filava la lana dei materassi per produrre indumenti per la famiglia. Mio suocero ha una foto in cui una donna della sua famiglia si dà da fare col filatoio nel cortile di casa.
Non è passato molto tempo, ma abbiamo perso il contatto con le cose che usiamo, con i materiali, abbiamo perso saperi e abilità e proprio per recuperare un minimo di consapevolezza ho deciso di provare a imparare a filare la lana e, più o meno, ci sono riuscita. Ho pettinato i fiocchi di lana, privandoli delle impurità (ma non ho avuto il coraggio di provare a cardare, ci vuole troppa coordinazione), ho usato un fuso e ho prodotto una specie di filato a due capi (quello tutto bozzoluto della foto) con cui, assistita da Deborah, ho fatto una mini matassa utilizzando l'aspo.

Si può fare, non è facile, ma si può fare e il momento in cui si sente la fifbra diventare filo, nel modo giusto, tra le dita è quasi magico.

A margine, se non lo avete ancora fatto, visitate Lucca, è una città bellissima e vivibile, con una piazza tra le più caratteristiche d'Italia (piazza dell'anfiteatro), un patrimonio architettonico straordinario e una cinta muraria unica nel suo genere, 4,5 chilometri percorribili a piedi o in bicicletta, con parchi prati e bellissimi alberi.

Dietro il gomitolo 2

mercoledì 30 marzo 2011

Quanti chilomentri percorre un gomitolo? Non saprei ricostruire tutto il viaggio, ma è noto che la maggior parte della lana viene prodotta in Australia o in America del sud e poi va a finire in Cina o in India per essere lavata e lavorata e da qui in tutto il mondo, per essere filata e confezionata e poi venduta.
Questo dovrebbe essere un altro motivo di riflessione per chi acquista filati, insieme ai problemi relativi al controllo sulle emissioni nell'ambiente di sostanze potenzialmente nocive e alle condizioni di chi nel processo lavora materialmente (quali sono gli standard di sicurezza, i livelli di retribuzione?), per non dimenticare il trattamento riservato agli animali (e qui il discorso si fa più misterioso, perchè le pecore non parlano e non hanno blog nei quali lamentarsi dei maltrattamenti che subiscono).
Anche di questo abbiamo parlato a Miagliano. The wool box porta avanti una politica di filiera corta e di ecosostenibilità che non si può non condividere. Le lane prodotte da Biella the wool company provengono da un territorio del raggio di poco più di 20 km dal punto in cui vengono lavorate.
Alcuni giorni fa, in un forum di Ravelry, si parlava di lana autoctona e risorse locali e si rifletteva sul fatto che i prodotti a chilmetro zero corrono il rischio di restare un fenomeno di nicchia, perché non hanno i numeri, perché produrre in un certo modo ha costi che sono fuori dal mercato. Può essere, ma sono sicura che ci si debba pensare. A livello personale credo che il concetto di decrescita sia la chiave, come diceva Alice Twain in una di queste discussioni (spero di non aver frainteso il suo pensiero). Forse sarebbe meglio acquistare gomitoli migliori, più sani per l'ambiente, più sicuri per chi lavora, meno crudeli con gli animali. Avranno un costo maggiore, in ragione del loro valore, della loro qualità e della loro sostenibilità, ma non sarebbe meglio limitare le nostre scorte di filati inutilizzati nelle scatole e negli armadi per avere in cambio tutti i possibili vantaggi di cui ho parlato fin qui?

Dietro il gomitolo

domenica 20 marzo 2011

Ogni appassionata di lavoro a maglia o all'uncinetto diventa, presto o tardi, una maniaca dei filati. Si tratta di una conseguenza inevitabile. Basta leggere i post nei forum dedicati all'argomento; ci sono pagine e pagine di discussioni sulla qualità dei filati, sui colori, sulle diverse fibre, sul mercato dei filati e sulle quantità incredibili di gomitoli e matasse che molte di noi accumulano. La scorta della lanista (quasi) anonima cresce, indipendente dai progetti da realizzare ed è quasi impossibile disfarsene.

Il gomitolo da mezzo diventa fine. La collezione nelle scatole dentro gli armadi, sotto i divani, nelle ceste che affollano i nostri soggiorni (per la disperazione di mariti e genitori) assume un ruolo da protagonista.

Io non sono una delle massime esponenti di questa corrente, ho solo 3 scatole di filati nella mia tana (è risaputo che gli orsi non si costruiscono abitazioni troppo spaziose), ma adoro i gomitoli e spesso mi sono chiesta come nascono, da dove vengono.
Alcuni giorni fa ho avuto l'opportunità di farmene un'idea, grazie a The wool box e a Natascia, che mi ha invitata a conoscerli.

The wool box
è un progetto che nasce insieme a Biella the wool company, un consorzio che si propone di riunire produttori, esperti, persone in grado di gestire la lavorazione della lana, allo scopo di proteggere e conservare un patrimonio biologico e culturale che altrimenti andrebbe perso per sempre.

La pecora biellese


La loro sede si trova a Miagliano, comune del Biellese, un ex villaggio fabbrica sorto intorno a un antico lanificio che, fondato nel 1865 ha cessato l'attività all'inizio degli anni '90. Definire la visita interessante è riduttivo. La struttura ha un fascino incredibile perchè unisce le suggestioni dell'archeologia industriale alla sensazione che il lavoro lì sia ancora vivo, non solo perchè ci sono alcune persone che lavorano all'interno, ma per l'odore di fabbrica che c'è ancora, per le strutture, i macchinari in disuso, l'archivio con i campioni di tutti i tessuti prodotti in quella fabbrica dalla metà dell'800 in avanti. C'è un sapere che viene conservato con cura e con entusiasmo, perchè non muoia.
Poi c'è lo showroom, con una parte della mostra Wools of Europe, che espone lavori realizzati dagli artigiani di tutta l'Europa utilizzando la lana prodotta dalle razze ovine locali, razze la cui lana non è pregiata, dimostrando come, da un prodotto che generalmente si smaltisce come rifiuto, si possano ottenere manufatti straordinari. Il visitatore può vedere le foto degli animali, leggere le didascalie con le loro caratteristiche e la provenienza geografica, ammirare i prodotti della fantasia e dell'abilità degli artigiani e soprattutto toccare e annusare il vello sucido da cui si è ottenuta quella lana. Vi assicuro che è un'esperienza sorprendente.
The wool box inoltre conserva, rigorosamente sottovuoto, i velli di 87 pecore di razze diverse, provenienti da 27 Paesi.

Se vi ho incuriosito, mettetevi in contatto con loro, è una visita che merita.
Continua...

Roba da orsi

domenica 8 febbraio 2009


Si avvicina S. Valentino, ma quello che mi preme ricordare non è la festa degli innamorati (l'amore dovrebbe essere una festa tutto l'anno), piuttosto la festa degli orsi, che si risvegliano in questo periodo dal loro letargo. Nell'antichità in Europa l'orso era considerato il re degli animali. Solo una campagna di demonizzazione portata avanti dalla chiesa di Roma, desiderosa di stroncare le credenze e i riti pagani, ha potuto sostituirlo con il leone, simbolo della cristianità e animale troppo esotico per richiamare gli usi e la religione dei popoli barbari d'Europa.

In omaggio a questi nobili animali, a lungo bistrattati (basti pensare ai poveri esemplari trovati avvelenati negli scorsi mesi nel Parco Nazionale D'Abruzzo), ho preparato il mio primo orso ai ferri (... non è una ricetta ; )). Presto verrà completato da un maglione... Detto, fatto!

Lo schema per realizzare l'orso è disponibile su Revelry / pattern is now available on Ravelry

... finiti!

domenica 18 gennaio 2009


Finiti anche i calzini verdi.
Oltre a essere molto divertenti da fare, sono belli e comodi.
Non hanno niente a che vedere con quelli industriali.

Eccoli!