Come distinguere un buon pattern (post ad alto contenuto autocelebrativo)

martedì 26 maggio 2015

Da cosa si distingue un buon pattern? Per me la risposta è arrivata dal commento di un'amica, la mia socia Natascia Sartini, indiscussa campionessa di saggezza magliereccia:

Un buon pattern si riconosce grazie alle foto dei progetti realizzati dalle utenti.

Non bisogna dimenticare la chiarezza, l'esattezza e la completezza delle istruzioni, di sicuro non può mancare uno schema con le misure del capo finito, occorre che le foto siano accativanti e ben fatte, possibilmente con il capo indossato da un essere umano o da un manichino come si deve, per mostrare la vestibilità della maglia o dell'accessorio e le sue proporzioni, che i dettagli siano ben visibili. È tutto vero, ma la prova del nove sono le foto dei capi realizzati.

Se chi ha realizzato il pattern mediamente ha ottenuto un buon risultato, significa che, con ogni probabilità, lo otterrete anche voi.

Tutto questo preambolo era finalizzato a un mio bieco scopo autocelebrativo e a congratularmi con chi ha eseguito il mio pattern con tanta abilità. Guardate un po' cosa hanno combinato le mie allieve del workshop Midnight Sun dello scorso novembre da Unfilodi. Ragazze, signore, se preferite, sono molto fiera di voi e anche un po' di me!

Questa è Annarita, Ninalou su Ravelry, che indossa il suo Gray Bear con grande classe e disinvoltura.
In questa foto, Monica e Patrizia, indossano i loro Nanuk Gemelli, perfettamente eseguiti, sempre con il filato Alpaka Queen di Schoppelwolle.

E infine il Nanuk in Cashmere Queen di Birbolina (venuta da Trento, per partecipare!), che ha realizzato anche una spilla originale per chiuderlo e ha illustrato tutto il work in progress sul suo blog http://birbolina-birbolina.blogspot.it/2015/04/nanuk.html

In quest'ultima foto, l'altra socia Giuseppina Flamini (Tzugumi), mostra il gioco di diminuzioni che dà forma al retro del cardigan.


Il pattern per realizzare questo cardigan non è ancora uscito. Per ora è disponibile solo in kit nell'eshop di unfilodi.

Corto circuito e rivoluzione

lunedì 18 maggio 2015

Mi capita di non riuscire proprio a tenere in mente certe cose. Ogni volta che devo richiamare certi concetti o certe nozioni, la mia mente si rifiuta di collaborare, tira calci come un mulo e mi lascia in braghe di tela. Per me è come se ogni volta ci fosse un corto circuito nell'impianto del mio cervello: cerco un dato, ma non lo trovo e devo andare a riguardare su un libro o su internet.  Una delle cose che non riesco mai a ricordare è dove vadano le asole nelle abbottonature da uomo e da donna. Non ce la posso fare. Anche adesso, che ho appena guardato su internet, ho un dubbio, per questo mi sono dovuta fare un promemoria, che terrò qui sulla mia scrivania per sempre, nonostante la decisione drastica che ho appena preso...

Non fate caso allo schizzo tremendo, è solo un altro promemoria al volo.


C'è una ragione storica per cui le asole nei capi da donna sono a destra e quelle nei capi da uomo sono a sinistra, forse la conoscete già (ne parlava un post di Maglia-uncinetto.it, un po' di tempo fa). Tra le classi abbienti, fino ai primi del Novecento, le donne erano solite farsi aiutare da una cameriera per vestirsi, mentre gli uomini, anche se si avvalevano della collaborazione di un valletto, si vestivano da soli. Per questo motivo, essendo più comodo per un destrimane avere i bottoni a destra e le asole a sinistra, le abbottonature erano diverse e speculari.

Sappiamo che fino a non molto tempo fa erano tutti destrimani per natura o per forza, perché la mano sinistra era considerata diabolica e maligna, perciò i bambini mancini erano forzati a scrivere e a compiere tutte le operazioni con la mano destra per non dispiacere a Dio. Questo però non vale ai giorni nostri, in cui, per fortuna, noi mancini siamo liberi di mancineggiare a nostro piacimento.

Unite i puntini: nel 2000 anche le donne si vestono da sole (veramente quelle che non avevano la cameriera anche prima), non tutti trovano più comodo allacciarsi le giacche con la destra. Cosa ne consegue? Pur comprendendo la tradizione e il fatto che la produzione industriale segua delle regole standard per confezionamento degli abiti, chi ce lo fa fare di mettere le asole e i bottoni in questo modo quando siamo noi stessi a realizzare il nostro cardigan? Nessuno.

Per questo motivo, anche se in passato l'ho considerato un errore (che ho commesso spesso, dato il mio brutto rapporto con la memoria e con la destra e la sinistra, che ho sempre confuso), d'ora in avanti metterò le asole a sinistra e indicherò, nei miei pattern, il motivo di questa scelta e le istruzioni per chi vuole metterle a destra per seguire la tradizione o perché non è mancina.

Alla prossima.
L'orso rivoluzionario del lunedì.